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Ufficialmente sono un'impiegata commerciale e tento di vendere qualcosa all'estero in un orario part-time che di part-time ha solo il nome. Nell'altra parte del "time", quella immaginaria, sono una casalinga disperata. Vivo da sei anni nella Gcasa con un megalomane egocentrico spesso in preda a deliri di onnipotenza che qui chiamo amorevolemente Ego e recentemente pare sia diventato mio marito, una Ggatta convinta di essere la padrona di casa e un Ggatto suo sottoposto. Sono sociofobica, germofobica e un altro paio di cose che finiscono con "obica". Sono silenziosa, amo le parole ma uso scriverle piuttosto che buttarle al vento. Dico sempre esattamente quello che penso ma solo se interpellata - quando apro bocca o ho fame o sono incazzata. Maniaca dell'ordine, del pulito e in generale della perfezione ma non a casa mia. Sono una tormentata, per motivi non ancora chiari, ma non ho tempo per disperarmene perchè ho da correre alla ricerca della perfezione di cui sopra. Per i pregi purtroppo non c'è più spazio. Ballerina mancata, nella prossima vita vorrei fare l'ereditiera depressa, scrittrice nel tempo libero. Sogni nel cassetto: pubblicare un libro e girare il mondo.

mercoledì 20 settembre 2017

Ieri sono stata dal notaio.

Da individui con una visione normale della realtà il viaggio per arrivare a quella che sarà la nostra casa sarebbe visto come un grande puzzle a cui aggiungere pezzettini fino ad ad avere il disegno completo. Non è che i pezzi del puzzle si trovino già disposti in ordine di inserimento, ca va sans dire, ma piano piano si trova l'incastro perfetto ed ecco il disegno prendere forma.
Io invece, che normale non sono, vedo un grande groviglio di fili colorati da cui dover sciogliere ogni volta un nodo per poter tirare un filo e ancora non mi è chiaro cosa vedrò alla fine, forse miro a tanti fili di colori diversi ben disposti al loro posto, forse a un gomitolo ordinato seppur di diverse sfumature.
Ecco, ieri mi pare di aver sciolto un nodino scoprendo come fare a sciogliere quello grande che tiene il filo di questo colore unito tutti gli altri.
Un piccolissimo passo insomma, che è l'alternativa allo stare fermi e lagnarsi.
Quando in quaranta minuti sciolgo un nodino mi pervade una sensazione di trionfo che neanche il giorno in cui ho firmato per chiudere tutti i casini con i parenti, che neanche il giorno dopo il matrimonio, che neanche tutte le volte che ho visto mio padre uscire dalla sala operatoria vivo.
Ma quando il nodino risulta troppo stretto e la sua risoluzione non viene esclusa ma semplicemente rinviata è tutta un'altra storia. 
Inizio a chiedermi se ha senso, ancora, se ho voglia, ancora, se quando sarò nella mia casa mi dirò che ne è valsa la pena.
E' difficile accettare di dover lottare come un mulo per cose che la maggior parte delle persone fanno con un semplicità estrema e senza sforzo alcuno.
Quest'anno, combinazione, la maggior parte dei nostri amici sta comprando casa. 
Nessuno di questi ha dovuto nemmeno domandarsi se poteva usufruire delle agevolazioni sulla prima casa, tutti hanno avuto i genitori almeno di uno o dell'altro o in alcuni casi di entrambi che hanno contribuito in maniera più o meno importante all'anticipo permettendo loro di avere un mutuo vivibile e/o corto, che gli hanno fatto da garanti in banca, che gli hanno regalato la camera da letto, i materassi, il bonsai di buon auspicio da mettere in ingresso.
La Pollyanna che c'è in me sempre pronta a vittimizzarsi esce fuori in tutto il suo splendore, si perde a sognare a passeggiate per il campo con mio padre a controllare le transenne con su scritti i nostri cognomi, i suoi commenti, la sua felicità che c'era sempre qualsiasi cazzata io facessi, il suo appoggio anche quando non era d'accordo.
Io e Ego la casa la viviamo tanto, sopratutto da quando ci sono i mici e sopratutto d'inverno. D'inverno io sono capace di non uscirne dalle diciotto del giovedì pomeriggio al lunedì mattina e solo perché alle nove devo essere in ufficio. La casa per me è la chiesa, è il mio posto sicuro dove posso decidere chi e cosa far entrare, pronto ad accogliermi sempre in qualsiasi condizione.
Ora i miei 36 mq sono questo, a volte rimango ancora imbambolata a guardarmi intorno e pensare cos'era, alla faccia schifata di mia madre ai tempi nell'affermare che si trattava di "due stanze", e vedere quanta vita, quanto calore, quanta roba si porta dietro negli anni... il bene, il male, la vita.
Mi chiedo, la casa nuova saprà essere questo? potrà competere? mi sentirò a casa?
O tutti questi sforzi mi daranno una casa grande e anonima dove mi sentirò esposta, sola?
Naturalmente l'omino del cervello mi fa notare che nessuno mi obbliga a farlo, che sono anni che mi lagno del poco spazio e ora che finalmente si sta concretizzando non sono mai contenta.
E' che sono stanca di fare fatica, di dover sudare sempre per ogni cosa, e sento che non è finita qui, che sarà sempre un po così, che faticherò ancora e ancora, un po' per tutto. 
C'è chi nasce e cresce con una strada diritta da percorrere, c'è chi dovrà affrontare sempre e per sempre sentieri impervi intervallati da brevi pianure.
Chissà se alla fine, almeno, ci sarà un premio. 

1 commento:

  1. Io ho vissuto in due solo in quella in cui vivo adesso...L'idea di cambiarla, anche solo nella fantasia, mi agita...Di questa sono proprio innamorata...Ma sarà un bel cambiamento il tuo!
    Io ogni tanto fantastico su una casa nuova diversa...

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